sábado, agosto 06, 2005

A FORMAÇÃO DEONTOLÓGICA

FORMAZIONE, STATUS E DEONTOLOGIA DEI MAGISTRATI é o título de um artigo de Bruno Giangiacomo e Giuseppe Santalucia publicado na Questione Giustizia (bimestrale promosso da Magistratura democrática) nº2/2005.

Partindo da premissa de que:

Progressivamente però maturò la convinzione che l’efficacia della formazione in vista dell’elevazione della qualità della giustizia, sul presupposto generalmente acettato della conessione stretta tra qualità del servizio reso e valore professionale dei magistrati, non potesse affidarsi soltanto all’affinamento del património di sapere técnico. Questo, infatti, per quanto ricco, non fa di un magistrato un buon magistrato se non trova completamento nell’attenzione ai saperi extragiuridici e nella riflessione sui profili di ética del ruolo

interrogam-se:

Ma como fare del dover essere dei magistrati una matéria d’intervento della attività di formazione senza che la proiezione deontica innervi di improprie relazione gerarchiche il momento formativo?
Le difficoltà di risposta lasciavano il campo (...) al timore di fare della formazione un veicolo di imposizione di modelli ideali costruiti secondo le logiche di maggioranza (...) il pericolo che il discorso formativo sulla deontologia possa risolversi nell’imposizione di modelli.


e advertem para as dificuldades que se poderão verificar na formação dos auditores de justiça em matéria de deontologia, quando estes não têm ainda experiência judiciária:

L’assenza nell’uditore giudiziario di un’esperienza di sé come magistrato rischia di alterare in matéria la fisionomia delle attività formative, che corrono il pericolo di essere vissute come luogo in cui si impertiscono verità, rispetto alle quali si puo tenere un atteggiamento di accettazione o, all’opposto, di rifiuto, e non invece come luogo privilegiato di osservazione, senza ambizioni pedagogiche, del modo di essere e di rapportarsi professionalmente agli altri.
Non sembra allora che sia felice la scelta consiliare di recente sperimentata di innestare nei programmi dei corsi di formazione degli uditore giudiziari “una sessione immediatamente esplorativa dell’impegno deontológico della funzione”.
Può anche esser vero che la matéria stettamente ordinamentale sai avvertita dagli uditores giudiziari come lontana e poco utile; il rimedio, però, non consiste nel farle perdere la centralatà che merita, quanto nel recuperare il deficit culturale che ne è alla base. Questa sembra la strada per preparare un sucessivo impegno formativo sui profili deontologici, evitando che le forti motivazioni ideali che animano l’impegno dei neomagistrati facciano poi propendere per un approccio enfatizzato e quindi distorto al piano del dover essere.


O Centro de Estudos Judiciários, no Plano de Actividades para 2005/2006, inseriu a “Ética e Deontologia” no currículo do 1º ciclo da formação inicial, o que aplaudo. A reflexão feita por Giangiacomo e Santalucia neste artigo é, seguramente, um importante contributo para o debate quanto às sensíveis opções concretas de conteúdo e método de abordagem da temática. Para o que ela aponta, também, é para a necessidade de o tratamento da ética e da deontologia não se ficar pelo 1º ciclo, para a necessidade de aproveitar a experiência do 2º ciclo nos tribunais e, para além da reflexão que deve ser e é feita durante esta aproximação à pràtica judiciária como magistrado, transportá-la para o 3º ciclo, no qual deveria ter também um espaço, este inevitavelmente mais rico em termos de compreensão das exigências da função e de autoformação.